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E' incredibile da dirsi ma è la realtà. Difficilmente il terreno, allo stato naturale, contiene colonie di batteri così distruttive: sono presenti ma silenti, cioè necessitano di particolari condizioni per attivarsi. E' l'uomo che ne favorisce lo sviluppo. Lasciare le radici di una pianta asportata nel terreno, e coltivarci sopra un orto, può nascondere numerose insidie: l'acqua, ristagnando, non solo indebolisce le radici vive e fa marcire quelle morte, ma attiva i batteri che penetrano nella linfa e attaccano la pianta dall'interno. Altro rischio è dato dagli innesti che non sono stati opportunamente riparati dalle intemperie ed eseguiti con attrezzi puliti. Nel caso di radicali potature, bisogna ricoprire il taglio col mastice, per limitare la macerazione della corteccia e degli strati interni più delicati.
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Nella rosa e in generale nei cespugli ornamentali, la malattia si caratterizza per la presenza di escrescenze lungo lo stelo, con una maggior prevalenza attorno alla parte lignea della base. Si tratta di veri e propri tumori vegetali contenenti colonie di batteri che consumano la pianta fino ad farla inaridire e morire. Nella magnolia, nell'oleandro e negli alberi ornamentali ad alto fusto, i danni da batteriosi sono confermati dalla presenza di foglie, all'inizio della gemmatura, dal bordo giallo con evidenti macchie scure. Poco alla volta, sulla corteccia, compaiono dei veri e propri rigonfiamenti sferici, simili a noduli lignei, che fanno marcire i rami e ne provocano la caduta. Nelle piante da frutto il danno non solo è di tipo produttivo, perché la pianta non riesce a far maturare i frutti, ma infestante, perché può contaminare rapidamente tutte le piante, annullando l'intera produzione.
L'orto domestico dà sempre grande soddisfazione ma bisogna coltivarlo seguendo una regola fondamentale: mai irrigare provocando il ristagno dell'acqua. Se la malattia viene riconosciuta immediatamente, l'unica cosa da fare è estirpare le piante, bonificare il terreno con appositi disinfettanti e piantarne delle nuove; nel caso in cui si evidenzia tardivamente, pigmentando il fusto ed i frutti con macchie scure, è meglio rassegnarsi, eliminare la pianta e sperare di aver arginato il problema.
Per le piante vige sempre una regola base: bisogna prevenire per evitare l'irreparabile. Per contrastare l'insorgere di questa malattia sembra che il solfato di rame continui ad essere l'unico prodotto particolarmente efficace ed economico. I suoi sali si spargono sul terreno risultato positivo all'analisi batteriologica; gli alberi da frutto, in autunno e primavera, prima che spuntino le gemme, sono spennellati con la malgama alla bardolese, (un preparato a base di solfato di rame, acqua e calce), che ne disinfetta la corteccia, mentre gli innesti superiori ai tre centimetri e le potature necessitano di una maggior diluizione per non avvelenare la pianta. E' letale per le api e tutti gli insetti impollinatori e pertanto non va mai usato dove sono presenti degli alveari.
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