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Per coltivare i crisantemi bisogna scegliere terreni sciolti, soffici, areati e soprattutto ben drenati. Al terriccio è sempre meglio aggiungere del letame e poi anche della sabbia, proprio per favorire il drenaggio. In primavera e in estate queste piante vanno annaffiate saltuariamente, solo quando il terreno è ben asciutto perché è bene che non rimanga mai umido. Anche in inverno vanno annaffiate sporadicamente, solo in mancanza di piogge. Gli esemplari in vaso, specie se tenuti all’interno, vanno irrigati con maggiore regolarità, evitando sempre i ristagni d’acqua. Da marzo a ottobre bisogna concimare i crisantemi con del concime per piante da fiore ogni due settimane. Per ottenere un’altra pianta si può operare una talea, in autunno o a inizio primavera: di solito i rami radicano facilmente, anche se posti direttamente nel terreno senza passare per il vaso. Il crisantemo può essere spesso colpito da malattie e parassiti, quali la cocciniglia, i tripidi e gli acari, problemi per le foglie che vengono danneggiate. Per combatterli basta usare degli insetticidi specifici.
I crisantemi che conosciamo noi oggi nascono dall’incrocio di due specie diverse, originarie dell’Asia: il crisantemo moriifolium e il crisantemo indicum. Negli anni, attraverso gli incroci tra queste due specie selvatiche, sono nate e prosperate tante specie diverse, alcune molto particolari, come i crisantemi cosiddetti pompon, che hanno i fiori di forma sferica, oppure i crisantemi spider, che hanno petali laterali molto allungati e irregolari. In totale, esistono circa 37 specie diverse di crisantemo, tutte originarie dell’Asia e dell’Europa: appartengono alla famiglia delle Asteraceae e la loro coltivazione è iniziata in Cina oltre 2000 anni fa. La pianta è approdata in Europa nel 1600 e venne chiamata crisantemo, che in greco significa fiore d’oro, perché la prima specie importata nel vecchio continente aveva i fiori gialli. Nel 1800 la coltivazione si è diffusa ovunque, sia nelle serre come fiore da taglio, che nei giardini come pianta ornamentale.
I crisantemi vengono coltivati come piante ornamentali oppure come fiori da taglio. In Italia sono usati soprattutto nei cimiteri e la loro coltivazione in casa non è molto diffusa. Tuttavia, per i loro colori variegati e per le loro specie dalle forme diverse, averli in giardino significa vivacizzare l’ambiente. Il crisantemo ha poi un uso medicinale: dalle foglie e dai fiori seccati all’ombra si ricava infatti la tanacetina, una sostanza amara e tossica che veniva usata contro ascaridi e ossiuridi. Il crisantemo balsamita, invece, viene chiamato erba di San Pietro ed è molto usato in cucina per preparare frittate e paste ripiene: contiene un olio essenziale che favorisce le secrezioni biliari, oltre a combattere il catarro nei bronchi. Il crisantemo cinerariaefolium, detto Piretro, è il più importante: cresce spontaneamente in molte zone del mondo e con alcune parti dei fiori si preparano degli insetticidi. Contiene, infatti, la piretrina, una sostanza che uccide i ditteri e gli imenotteri. Sull’uomo e sugli animali domestici invece non ha effetto; i preparati con il crisantemo sono tra i pochi pesticidi usati anche nelle agricolture biologiche.
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