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A delineare la possibile crisi di produzione pannelli fotovoltaici ormai prevista per il 2015 è stato un report stilato da Blomberg New Energy Finance. Una situazione che l'industria fotovoltaica aveva già sperimentato nel 2006, quando nella fase del primo impetuoso sviluppo si era ritrovata a fronteggiare una richiesta eccessiva rispetto alla sua potenza produttiva. Attualmente la situazione è profondamente differente e la possibile crisi deriverebbe dalla guerra commerciale inscenata dai produttori asiatici in un momento in cui l'energia solare attraversa una nuova fase di crescita. Testimoniata anche da vaticini impegnativi, come quello elaborato dal Market Research di Deutsche Bank, che in un rapporto elaborato da pochi mesi ha indicato proprio in questo settore uno dei più interessanti in assoluto per il futuro, indicando il 2014 come anno di grande sviluppo.
Nello sviluppo del fotovoltaico, uno dei concetti chiave è quello di Grid Equity. In pratica essa viene raggiunta quando una determinata quantità di energia elettrica prodotta con l'ausilio dei pannelli fotovoltaici costa quanto quella derivante dall'utilizzo di fonti di energia tradizionali, ovvero quelle fossili. Se ancora non è stata raggiunta, è però considerata estremamente vicina da molti esperti del settore. A rendere sempre più conveniente l'energia solare sarebbero in particolare due fattori: il crollo del prezzo degli impianti verificatosi nel corso degli ultimi anni e l'aumentata efficienza dei pannelli derivante dal continuo aggiornamento tecnologico. Condizioni che hanno permesso al settore legato all'energia fotovoltaica di dare vita ad un nuovo periodo di espansione che potrebbe proseguire per anni.
L'aggressività dei produttori asiatici, arrivati ad utilizzare l'arma del dumping al fine di eliminare la concorrenza, ha suscitato grande fastidio a livello mondiale. Sono stati in particolare gli Stati Uniti a reagire con grande forza, con il preciso intento di proteggere l'industria nazionale. Il governo americano ha infatti deciso di sanzionare i prodotti provenienti da Cina e Taiwan gravandoli con pesantissimi dazi doganali, che in via provvisoria sono stati fissati al 44,18% per quanto concerne i pannelli provenienti da Taiwan e addirittura al 58,7% per quelli che arrivano dalla Cina. Un provvedimento salutato con grande soddisfazione dai produttori statunitensi e che potrebbe fare da battistrada per analoghe misure da parte dell'Unione Europea. Nel frattempo, però, molti produttori sono stati costretti a chiudere.
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