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Ma, come è nostra buona abitudine consolidata ormai da lungo tempo, procediamo con ordine e iniziamo a comprendere quelli che sono e che saranno nel corso della nostra disanima i punti di aiuto più importanti per comprendere le regole di base di una buona progettazione illuminotecnica. Senza dubbio, a questo punto e avendo inizialmente sgombrato il campo da fraintendimenti di sorta, comprendiamo che la progettazione illuminotecnica è quella disciplina, se di disciplina poi in fondo è giusto parlare, nell’ambito della quale il compito principale di chi opera consiste nella progettazione e nella sistemazione di tutti i tipi di punti luce in un determinato spazio. Tendenzialmente si fa riferimento a uno spazio chiuso, ma, in qualche occasione specifica, si può fare riferimento anche a spazi all’aperto.
Ovviamente, in maniera intuibile, parlare di progettazione illuminotecnica per la sistemazione di una lampadina o di un lampadario tradizionale al centro del soffitto di una stanza è cosa sbagliata oltre che terribilmente riduttiva. Di conseguenza, come dire, per poter parlare di progettazione illuminotecnica di un certo livello occorre che un materiale ci sia. E che, possibilmente, sia anch’esso di un certo livello: nel senso che ci vuole un discreto spazio da arredare e da illuminare nella fattispecie e che ci vuole un discreto equipaggiamento di lampade. Attenzione, sia ben chiaro, non stiamo dicendo che la progettazione illuminotecnica poggia su materiali per forza di qualità alta o che richieda una certa spesa a tutti i costi: stiamo dicendo che la creatività del tecnico di turno ha bisogno di strumenti per concretizzarsi.
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