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Tra le caratteristiche della saldatura ossiacetilenica quella che forse salta subito all'occhio sono le temperature che si raggiungono: oltre i 3.000 °C. La distribuzione uniforme del calore generato sui materiali da saldare; il fatto che la fiamma è stabile, facilmente orientabile, utilizzabile anche in situazioni scomode con un'attrezzatura occorrente relativamente poco ingombrante; il poter operare in assenza di energia elettrica, ne hanno fatto un sistema molto usato nelle officine e sui cantieri. C'è il rovescio della medaglia, però: l'altissima temperatura comporta l'alterazione termica di zone molte ampie nei materiali su cui si interviene e provoca consistente ritiro termico. Per questo motivo questa saldatura si esegue unicamente su materiali con spessori ridotti come tubi fini e lamiere spesse non più di 8 mm.
L'ossigeno e l'acetilene utilizzati nel processo di saldatura sono contenuti in bombole che a loro volta sono collegate al cannello ossiacetilenico tramite tubi flessibili. I gas fuoriescono dalle bombole, percorrono i tubi, attraversano le valvole di sicurezza ed arrivano al cannello. Sul cannello sono presenti i due rubinetti di regolazione, in punta all'impugnatura nella quale scorrono i gas che si miscelano secondo le proporzioni dettate dalla maggiore o minore apertura dei rubinetti. Attraversata l'impugnatura i gas giungono al beccuccio che è intercambiabile: con il suo cambio si modifica anche il tipo di fiamma che si ottiene. La combustione dei gas avviene all'uscita del cannello e la fiamma che si produce va regolata sulla base dei materiali da saldare e alla protezione atmosferica gassosa da applicare.
La fiamma che si genera durante la combustione dell'acetilene in ossigeno puro raggiunge la temperatura più alta fra quelle che si conoscono (3000-3100 °C), può essere suddivisa in tre zone: il dardo che è la zona conica immediatamente adiacente l'ugello del cannello, dove la temperatura raggiunge circa i 1.200 °C, a forma di piccolo dardo. La seconda zona, detta riduttrice, di colore bluastro: qui avviene la combustione completa, completando l'ossidazione, con reazioni esotermiche che portano alla formazione dei due terzi del calore complessivo che la reazione genera; la temperatura arriva a 3.100 °C. Il calore elevato origina una maggiore luminosità dei gas che sulla punta della fiamma tende a diminuire, qui si forma la terza zona: il pennacchio, dove le temperature sono prossime ai 2.400 °C.
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