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Il funzionamento delle centrali a biomasse può essere dunque considerato abbastanza semplice, mentre rimangono da stabilire i contorni dei loro eventuali vantaggi. Per quanto concerne i benefici, il più ingente è quello che riguarda il bilancio complessivo di anidride carbonica, che è praticamente prossimo alla parità, almeno nel medio-lungo termine. Bruciando un pezzo di legno, l'anidride carbonica rilasciata è la stessa accumulata dalla pianta nel corso della sua crescita. Andrebbe inoltre messo in rilievo come le piante dimostrino una straordinaria efficienza nell'immagazzinamento di energia solare all'interno del materiale organico, rivelandosi quindi dotate di un rendimento molto più elevato di qualsiasi tipo di pannello solare attualmente esistente in commercio o che possa essere prodotto dall'industria fotovoltaica.
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Tra i principali svantaggi delle centrali a biomasse, il primo è sicuramente quello derivante dalla scarsa efficienza in qualità di combustibile del materiale organico, almeno se lo si mette a confronto con quelli di origine fossile. Esso lascia inoltre una quantità molto ampia di scarti, sia sotto forma di cenere che originando i gas diversi dall'anidride carbonica, a partire da solfati e composti azotati i quali sono abbastanza pericolosi. Anche il potere calorico è discretamente basso, a causa della presenza di molta acqua. Un altro difetto che viene additato dai coltivatori delle aree interessate è che la destinazione di appezzamenti alla produzione di materiali organici da destinare alle centrali a biomasse, li esclude dalla coltivazione di prodotti agricoli destinati all'uomo: una cosa elimina l'altra.
Nell'ottobre del 2013, è stata inaugurata la centrale a biomasse di Crescentino, nell'hinterland di Vercelli. Una inaugurazione contestata dagli agricoltori locali, nonostante le rassicurazioni provenienti dal mondo istituzionale. A motivare la protesta è stato in particolare il timore che l'impianto possa inquinare in maniera diretta il territorio. Molte però anche le perplessità esternate dagli esperti, a partire da quelli agrari, i quali hanno messo in rilievo come la produzione di bioetanolo per mezzo di alcune delle piante adottate possa provocare seri danni all'ecosistema. In particolare viene incriminata l'Arundo Donax, che fa parte della lista nera riguardante le cento specie vegetali più insidiose in assoluto, soprattutto a causa della resistenza e rigogliosità, tali da farla attecchire in maniera invasiva.
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